Osservatorio del giudice e del Presidente sulla mondiale di Milano 2015
Mentre gli echi di quella straordinaria “kermesse” che è stata la Mondiale Canina di Milano 2015, non si sono ancora spenti, mi guardo indietro, non senza un po’ di nostalgia e ne approfitto per fare alcune considerazioni “a caldo”. Nelle quali, “una tantum”, vorrei accomunare tutti e due i “miei” club”, quello del San Bernardo e quello del Lagotto Romagnolo. Col tempo e “a freddo” si faranno ulteriori approfondimenti e bilanci.
Abbiamo senz’altro vissuto un evento straordinario, forse irripetibile e certamente unico, almeno per l’Italia. Ho preso parte come espositore e come giudice a molte mondiali ed europee FCI (a partire da quella prima mondiale italiana di Verona del lontano 1980), ma devo rilevare, senza alcun dubbio, che mai come in questa circostanza efficienza organizzativa, stile italiano, creatività latina, passione, capacità di “fare squadra”, spettacolo, zootecnia, sono state coniugate così bene, nonostante le dimensioni gigantesche dell’evento (30.000 iscritti, record mondiale di tutti i tempi) potessero diventare la prima possibile causa di scompensi e disagi. Ovviamente, com’era inevitabile, alcune problematiche anche abbastanza rilevanti sono emerse, ma, a voler essere sinceri, soprattutto cercando di avere una visione d’insieme obiettiva e scevra da pregiudizi e particolarismi, l’evento è stato davvero grandioso, eccezionale, emozionante, a tratti anche commovente.
Per quanti, come me, mia moglie, i miei famigliari e coloro, soci dei due club, che, a diverso titolo ma con granitica passione, sacrificio personale e “vero spirito di squadra”, contribuendo in modo determinante all’esito straordinario dell’evento, hanno vissuto in prima persona tutta la lunghissima vigilia (due anni fa già chiedevamo all’ENCI gli spazi per gli stand), le tante nottate insonni per ideare e creare i fondali degli stand dei due club, le edizioni speciali delle nostre riviste di club – tutte realizzazioni rivelatesi fondamentali (San Bernardo e Lagotto Romagnolo), i mesi di preparazione per la scelta non facile di come realizzare il tutto praticamente, le fatiche dei carichi e dei trasporti nottetempo andata e ritorno, degli allestimenti alquanto complessi, della settimana di gestione e poi anche dello smontaggio, gli adempimenti burocratici ed amministrativi (tutti risolti grazie alla nostra comune determinazione e alla bravura delle nostre segreterie), si è trattato di un’esperienza davvero incredibile. La stanchezza di questi giorni trova appagamento nella sensazione di aver fatto quasi una specie di “miracolo”, in definitiva un eccellente lavoro in favore esclusivo delle nostre amate razze, con momenti di gioia condivisa e di intrinseca difficoltà, dove anche il più piccolo contributo di ciascuno ha avuto un suo spazio utile, una sua visibilità, un suo senso logico finalizzato a fornire la migliore immagine possibile del grande lavoro (tecnico, prima di tutto, ma anche d’immagine) che, da tanti anni, sono prerogativa di questi due club, di cui mi onoro di essere presidente. Un vero e proprio “punto d’arrivo” per i nostri sodalizi, una grande capitolo che si è chiuso e dal quale dobbiamo ripartire con rinnovato entusiasmo e la consapevolezza di essere in grado, se soltanto lo desideriamo e riusciamo ad essere uniti, di “fare la differenza” per le nostre due razze. Ora, come si è soliti dire, “ci siamo contati davvero”, abbiamo cioè potuto verificare “sul campo” chi c’è e chi non c’è, al di là di ogni ragionevole dubbio. E, credetemi, chi non ha sentito la necessità di esserci (anche solo col cuore ed il pensiero), in questa particolare, unica circostanza, non potrà avere prove d’appello per il futuro. Limitandosi a fare l’unica cosa che, in questo momento, appare davvero appropriata: tacere.
Siate dunque orgogliosi, cari soci del Club Italiano San Bernardo “Antonio Morsiani” e del Club Italiano Lagotto “Quintino Toschi”, di far parte di due sodalizi che, alla “prova del nove”, pur fra tante difficoltà, hanno saputo dare davvero il meglio di sé al cospetto del mondo, per la nostra razza, i nostri allevatori, i nostri soci, i nostri club, la nostra storia cinofila. Ne è la migliore conferma istituzionale il messaggio da me ricevuto due giorni orsono dalla direzione dell’ENCI, di concerto con la presidenza della FCI, ove mi si comunica che riceveremo presto una “Menzione d’Onore con Diploma di Merito” per “i due stand meglio allestiti, più didattici ed informativi” di tutta la Mondiale di Milano 2015. Un risultato straordinario, in linea con la nostra tradizione ma comunque inatteso, se si considera che i sodalizi dell’ENCI sono centinaia e che i nostri sono comunque piccoli club, in confronto a club di razza che vantano anche decine di migliaia di associati. Dunque con budget annui, derivanti dai tesseramenti, di molte decine o centinaia di volte i nostri. Ciò nonostante li abbiamo davvero “battuti” tutti. E chi è venuto a trovarci durante la Mondiale, nel grande padiglione 22 (agli stand 25 e 29, come dimenticarli), ha potuto constatarlo di persona, senza ombra di dubbio. Il presidente dell’ENCI, Dino Muto (che anche da queste pagine desidero ringraziare assieme a tutti i consiglieri e collaboratori dell’ENCI), venuto più volte in visita ai nostri stand (sia in fase di allestimento che durante la mondiale) ha affermato, senza usare mezzi termini: “stand mondiali per una vera mondiale”. Qualcuno degli illustri visitatori (dal presidente FCI, Rafael de Santiago, dai presidenti di molti club di razza italiani ed esteri fino ai tanti consiglieri e dirigenti dell’ENCI e della FCI e ai semplici appassionati) ha anche aggiunto: “sembrate delle Formula Uno in mezzo a dei Go-Kart”. Altri hanno definito i nostri stand “sale museali dedicate alle due razze”. Bontà loro, certamente, per cui li ringraziamo di cuore., Ma questo è il segno inequivocabile dell’apprezzamento tangibile della FCI, dell’ENCI e dei cinofili italiani ed esteri per il nostro grande sforzo teso ad onorare davvero la Mondiale italiana, esaltando, attraverso un ideale racconto fotografico riguardante la storia, il lavoro, i caratteri morfologici e gli studi di molti decenni, le doti uniche delle nostre due razze. Un’occasione irripetibile in Italia almeno per i prossimi 15/20 anni e che dunque le generazioni attuali di sambernardisti e lagottisti (ed i loro cani del momento, ovviamente) non potevano di certo mancare.
Come ho avuto modo di affermare durante il convegno mondiale sul Lagotto Romagnolo di mercoledì 10 giugno (avrei poi giudicato i circa 145 Lagotti il giorno successivo), condiviso col caro amico di sempre Paolo Alessandrini (vicepresidente del Club del Lagotto) “oggi i tanti che mi sorridono saranno di certo meno numerosi domani alla stessa ora!” E lo stesso potrei dire per i circa 85 Cani di San Bernardo (che ho giudicato poi il venerdì 12 giugno). Purtroppo questa è l’antica legge delle esposizioni canine, non diversa da quella ineluttabile di tutti quegli eventi sportivi, culturali, artistici, dove una giuria di esperti è chiamata ad esprimere una valutazione di merito di tipo “soggettivo”. Mio padre sosteneva che “le mostre canine sono produttrici di tantissime sconfitte e di pochissime vittorie”. Qui, in realtà, non vince il cane che “va più veloce” né, tanto meno, quello che “fa il salto più alto o più lungo”(meriti “oggettivi” misurabili in modo indiscutibile), qui vince (e dovrebbe essere sempre così) il cane le cui regioni anatomiche, armonicamente fuse fra loro fino a formare una sorta di “sinfonia morfo-funzionale”, più lo avvicinano allo Standard di razza e a quel concetto di “Bellezza armonica di adattamento ad una funzione” che è la sola da ricercarsi in Cinognostica. Secondo l’opinione, appunto, “soggettiva” del giudice-esperto chiamato all’arduo compito. Che, soprattutto se “specialista di razza”, dovrebbe essere paragonabile, per esempio, ad un vero studioso d’arte antica il quale, a differenza di un normale osservatore di opere d’arte, possiede le facoltà intellettuali e culturali specifiche per “comprendere nel profondo il messaggio dell’artista”, se esiste, fino a “poterne leggere la mano autografa e dunque la firma”, pur se apparentemente invisibili. Il “messaggio morfologico” di un cane è costituito dal suo aspetto esteriore conforme al massimo grado al “TIPO” di razza, all’espressione nobile, al portamento, al dinamismo funzionale espresso attraverso il movimento. La “firma” di un cane è rappresentata dalla sua aderenza, maggiore o minore, a quel “modello ideale” che ogni vero giudice ed allevatore dovrebbe sempre avere presente e poi ricercare con passione consapevole sui ring di tutto il mondo e in riproduzione. Anche i cani, dunque, sono e possono essere delle vere e proprie “opere d’arte della Natura”, dove l’Uomo ha messo del suo, naturalmente, ma dove quell’insondabile margine di imponderabilità (che esce dalle regole della genetica, degli standard e dalla spettacolarizzazione delle mostre canine) è la traccia evidente dell’ onnipresente “Mano di Dio”.
A volte, da bordo ring (o, peggio, essendo assenti, osservando i cani solo attraverso foto spesso estemporanee), gli appassionati possono non avere le stesse percezioni che ha il giudice dentro il ring. Il giudice ha la fortuna di “guardare negli occhi il cane” (e qualche volta anche in bocca!!!), di toccarlo, di valutarne le sfumature morfologiche che possono fare la differenza. Osservare, toccare e valutare un quadro o una scultura “dal vero” è ben diverso che farlo attraverso una foto. Si tratta, in pratica, di una “visuale privilegiata”, appannaggio esclusivo del giudice e spesso determinante per motivare le sue scelte. Secondo le mie abitudini, non condividendo in linea di principio l’obbligo che avevamo noi giudici della mondiale di non redigere i giudizi scritti (giustificato solo dall’altissimo numero di iscrizioni e dalla conseguente carenza di tempo), ho in ogni caso formulato a voce alta i miei giudizi di ogni soggetto, in almeno 4 o 5 diverse lingue (secondo il paese di provenienza o l’espressione linguistica dell’espositore). Desideravo infatti che restasse comunque una traccia tecnica delle mie valutazioni e del perché delle mie scelte su ogni singolo soggetto. Anche se qualcuno da casa (e mi riferisco in particolare al San Bernardo), probabile supporter di altri standard e tipologie, forse sperava il contrario (!), ovviamente ho giudicato secondo i dettami dello STANDARD FCI. E, d’altro canto, non poteva andare diversamente da così: chi scrive è un giudice FCI, la Mondiale è l’evento principale della FCI dove sono in vigore i regolamenti FCI, l’ENCI (ente organizzatore) è uno dei membri principali della FCI, tutte le razze canine pure presenti alla mondiale hanno uno Standard FCI che deve essere rispettato “alla lettera”. Non ci sono alternative possibili. E su questo irrinunciabile punto dobbiamo fare chiarezza una volta per tutte!
Per quanto riguarda il Cane di San Bernardo, finchè nel mondo esisteranno TRE Standard (FCI, Inglese ed Americano) ed una sequela di interpretazioni morfologiche alcune delle quali, come più volte ribadito, non in armonia con i loro stessi standard di riferimento e, soprattutto, alquanto distanti da quel più volte menzionato “cane da lavoro abbellito”, delineato dallo Standard FCI ed erede della tradizione storica della razza, che dovrebbe costituire il nostro “modello ideale” (si vedano a questo proposito i “Commenti allo Standard” di mio padre), ci dovremo ogni giorno confrontare coi sostenitori di questa o quella tipologia. UN CONFRONTO CHE NON DEVE PERO’ MAI SCONFINARE IN UNA SORTA DI “GUERRA VERBALE” PRIVA DI CONCRETE E CREDIBILI ARGOMENTAZIONI CINOTECNICHE A SUPPORTO DELLE PROPRIE OPINIONI. Il pensiero di ciascuno infatti, com’è giusto, (anche se in contrasto col nostro), deve essere sempre rispettato. Chi lo esprime, però, (anche per non sottrarre legittimità e forza alle proprie opinioni) dovrebbe sempre esternarlo in modo altrettanto rispettoso, educato e, soprattutto, sostenuto da serie argomentazioni cinotecniche e non invece, come in questo caso ed anche in altre circostanze, soltanto da affermazioni fini a se stesse e gratuitamente offensive nei confronti di questo o quel cane (che ha l’unico difetto, forse, di non appartenergli), o contro questo o quel allevatore o giudice. E qui mi riferisco, in particolare, ad alcuni sambernardisti stranieri (e qualche italiano non socio del club, come sempre i soliti incauti e pervicaci sputasentenze, peraltro), ovviamente non presenti di persona alla Mondiale, quasi tutti originari di paesi, quelli stranieri, in cui non esiste una tradizione storica di allevamento della razza, che hanno certamente tutto il diritto di non prediligere i cani di San Bernardo di “tipo FCI” (si tratta di una loro libera scelta che rispettiamo), ma non possono però permettersi il lusso di denigrare ed offendere pubblicamente e gratuitamente i giudici FCI e, di conseguenza, i cani da loro prescelti, ovviamente di “tipo FCI”, trattandosi, come nel caso specifico, di una “Mondiale FCI”. Ancora una volta consiglio loro, per “schiarirsi le idee”, di andarsi a leggere (se non lo hanno ancora fatto) e magari a “studiare”, i già menzionati e più volte pubblicati “Commenti allo Standard” di mio padre, il Dr. Antonio Morsiani (di cui proprio quest’anno ricorrono i 20 anni dalla scomparsa). Utile anche lo studio (pubblicato in italiano ed inglese sul sito del CISB e nell’ultima rivista speciale edita in occasione della Mondiale) realizzato dal sottoscritto e dal dr. Streparola ed intitolato “Facciamo quadrato attorno al vero Cane di San Bernardo – Take a stand in defense of the true Saint Bernard Dog”. Oltre ad un “Manuale di Buona Educazione” (che potrebbe tornargli utile). Oppure, magari, di dedicarsi anima e corpo all’alterazione morfo-funzionale di altre razze canine. Di “OGM” è pieno il mondo!
Ritornando ai cani, i San Bernardo presenti alla mondiale, salvo rare eccezioni estremamente evidenti, erano tutti in linea con lo Standard FCI. Le mie scelte, condivise sotto l’aspetto cinotecnico e di principio, anche dal mio caro amico e collega dr. Gianluigi Streparola (che ha giudicato il raduno il giorno precedente), sono andate verso quei cani che rappresentavano, secondo il mio parere, il miglior “compromesso morfologico” fra tipo di testa, espressione nobile, buona costruzione, proporzioni corrette e struttura, taglia, ossatura e buon movimento. In particolare vorrei segnalare un paio di maschi a pelo corto (fra i quali il campione mondiale da me scelto), entrambi di ottima taglia, buona struttura ed eccellente movimento. Molto valida anche la femmina a pelo corto campionessa del mondo (che poi ha fatto il BOB), eccellente per taglia, costruzione e, soprattutto, movimento, con testa di buona fattura anche se un po’ mascolina e con espressione che vorrei però più distinta. Fra le cagne a pelo corto, alcune di grande mole ed ottima struttura, ho visto però qualche cranio un po’ piatto e convergenza degli assi cranio-facciali non sempre così evidente come prescritto. Quanto ai pelo lungo devo dire che le prime tre femmine in classe campioni spiccavano nettamente per tipo, grande taglia, struttura poderosa, eccellenti teste, ossature, asciuttezza generale e buone costruzioni (particolarmente eccellenti groppe e corrette angolazioni) e movimento. Ho inteso privilegiare la cagna (che poi ha fatto il BOB ed il BIS) in assoluto più nobile come portamento, figura, rapporti testa-tronco-arti, forma dell’occhio ed espressione, davvero rara a trovarsi oggi in Europa. Come ho detto anche durante il giudizio, ognuna di queste tre magnifiche cagne avrebbe potuto ottenere il titolo mondiale senza alcuna difficoltà. Buone anche le femmine in libera fra le quali spiccava un’ottima cagna tipica e distinta, con ideali proporzioni ed eccellente tipo di testa, anche se non nelle migliori condizioni di forma. Eccellente anche la seconda, migliore della prima come testa, ma non altrettanto nella dentatura. Entrambe accederanno senza fatica al campionato. Anche fra i maschi a pelo lungo (sia in intermedia, che in libera e campioni) c’erano alcuni soggetti davvero eccellenti per tipo, mole, ossatura e movimento. Ben conosciuti e quasi tutti meritevoli del titolo di campione i soggetti iscritti in questa classe. Uno di loro, con avambracci solo un filo corti, ha ottenuto il premio speciale per la miglior testa, molto vicina al tipo ideale per rapporti cranio-muso, occhio romboidale con espressione nobile, quadratura di muso, spigolosità ed ampiezza del cranio e del tartufo, muso di profilo avente lo stesso raggio di curvatura del cranio (caratteristica etnica). Ho scelto come campione del mondo fra i maschi a pelo lungo un soggetto ancora molto giovane, proveniente dalla classe intermedia, ma già estremamente tipico, armonico, con testa davvero eccellente, ideale forma dell’occhio ed espressione nobile, di media taglia (dunque non grandissimo) ma con arti ben lunghi ed ideali angoli del posteriore, ben supportato da una groppa ideale, orizzontale, lunga e larga e dotato, fra l’altro, del miglior movimento di tutto il lotto. Un cane molto interessante che potrebbe, a mio parere, “mettere d’accordo” i supporter dei tre standard della razza, per tipo corretto, testa, giuste proporzioni, ossatura, colore, costruzione e movimento. Se la WUSB deciderà in un futuro prossimo di ripartire dalle origini perseguendo in modo più deciso il suo motto ideale “ONE BREED, ONE STANDARD – UNA SOLA RAZZA CON UN SOLO STANDARD” questo cane potrebbe essere citato ad esempio. Nella libera spiccava un giovane maschio gigantesco (ben oltre i 90 cm. al garrese) dotato di una testa impressionante per cranio, quadratura e ampiezza del muso, piattaforma anteriore estesa ed a forma di trapezio isoscele rettangolo (caratteristica etnica importantissima), dotato di un ottimo movimento sia di fronte che di profilo. Alcune imperfezioni della linea dorsale e l’espressione non altrettanto nobile di altri soggetti non gli hanno consentito di imporsi a livello assoluto. Un cane sicuramente interessante, comunque, per la riproduzione. Di ottimo valore i giovani, soprattutto quelli a pelo lungo, con alcuni maschi di grandissima taglia ed eccellente tipo di testa (particolarmente il primo ed il terzo). Il maschio (che poi ha fatto il BIS dei giovani) era il più corretto del lotto, anche se ovviamente, come gli altri suoi coetanei, ancora molto immaturo. Buona anche la vincitrice fra le giovani a pelo lungo, armonica, con giuste proporzioni ed eccellente movimento.
Esemplare la sportività degli espositori e l’atmosfera da vero evento mondiale, un po’ meno la segreteria di ring, purtroppo non all’altezza della situazione, tanto da determinare una serie di errori telematici nella trasmissione dei numeri dei vari vincitori al pre-ring d’onore. Che, cosa inammissibile, ha causato l’esclusione dei vari campioni mondiali San Bernardo dai raggruppamenti del ring d’onore stesso. Son cose che non dovrebbero mai accadere, soprattutto in un’occasione importantissima ed irripetibile come questa. Un “buco nero” organizzativo, che mi dicono accaduto anche in altri ring (non dipendente, ovviamente, né dal giudice né dal club né, tanto meno, dagli espositori), che comunque non deve modificare troppo il nostro giudizio complessivamente più che onorevole sulla manifestazione.
Quanto ai Lagotti Romagnoli si è trattato di un vero e proprio “show nello show”, per numero davvero eccezionale (circa 230 iscrizioni fra raduno (85), ottimamente giudicato dall’amico specialista Gen. Domenico Milillo, e mondiale vera e propria (giudicata dal sottoscritto, con 145 iscritti). Un numero di cani che ci pone al secondo posto assoluto fra tutte le razze italiane (dopo il Cane Corso). Straordinario per omogeneità morfologica l’insieme dei cani che mi sono stati presentati, pur se provenienti da molti paesi europei ed anche extra-europei. Ciò è il segno inequivocabile di quell’instancabile lavoro di selezione che da decenni viene portato avanti, di concerto col nostro CIL, dai tanti club esteri che da anni ci onorano costantemente (anche alle prove di lavoro) con presenze qualificate sicuramente all’altezza dei migliori cani italiani. Molto difficile dunque “mettere in fila” le tante classi, proprio perché il livello qualitativo fra i vari soggetti era davvero molto vicino. Ho dovuto quindi “spaccare il capello in quattro” per evidenziare i valori in campo e le sfumature morfologiche da soggetto a soggetto. A differenza del Cane di San Bernardo (che è, come dicevo, molto danneggiato dalla presenza nel mondo di ben 3 Standard), il Lagotto Romagnolo (razza antichissima ma recuperata e selezionata solo negli ultimi 35/40 anni), si é sempre potuto avvalere di un unico standard (redatto, come noto, da mio padre), il che ha consentito fin da subito agli allevatori italiani ed esteri di lavorare in selezione avendo un comune modello morfologico ideale da perseguire. Ciò ha evitato, al di là di alcune naturali sfumature morfologiche, che la razza si perdesse in inutili e controproducenti deviazioni dal tipo fondamentale. Assai importante poi che il Club Italiano Lagotto “Quintino Toschi” abbia fin da subito inteso portare avanti il recupero di questa antica ed affascinante razza italiana, frutto della cultura e della tradizione rurale della Romagna, senza scindere la morfologia dal lavoro. In armonia con quanto diceva mio padre: “nessun cane può definirsi da esposizione se non è in grado di svolgere un lavoro”. I miei campioni mondiali della razza del WDS 2015 non sfuggono di certo a questo “ferreo” postulato. Fra i maschi il vincitore assoluto (poi anche BOB) riassume in sé, a mio parere, ciò che noi da sempre ricerchiamo nel Lagotto: grande tipo, rusticità dell’insieme senza eccessi, struttura forte, armonia fra le varie regioni anatomiche, eccellenti rapporti testa-tronco-arti, costruzione impeccabile con tronco ben raccolto, testa di grandissimo rilievo per l’insieme cranio-muso, la forma, la posizione, l’espressione dell’occhio, l’ideale ampiezza del cranio e del tartufo, il substrato scheletrico dell’insieme cranio-facciale, il corretto mantello con arricciatura omogenea su ogni parte del corpo, l’ottimo movimento sia di fronte che di fianco. Peccato davvero che nel raggruppamento 8 sia stato totalmente ignorato, selezionando peraltro dei BOB di razze spagnole e portoghesi presenti in numero ridottissimo rispetto ai lagotti e certamente non di identico o migliore valore morfologico in rapporto alla loro stessa razza. Lo stesso dicasi, purtroppo, per il raggruppamento delle Razze Italiane. Peccato davvero perché il Best in Show finale della Mondiale (straordinari ed indimenticabili lo spettacolo e la coreografia del ring d’onore, forse i più belli mai visti in un’esposizione canina mondiale)) avrebbe avuto bisogno di un rappresentante di una razza italiana davvero all’altezza di portare a casa un grande risultato. E noi lagottisti ce l’avevamo!
Continuando sui cani non posso dimenticare la bellissima femmina che ho scelto come campionessa mondiale (e poi BOS finale): anche in questo caso una coniugazione vincente fra corretta morfologia, tipo rustico da lavoro ma senza eccessi, struttura, costruzione, testa tipicissima con magnifici occhi e un incredibile movimento fluido con grande spinta del posteriore. Davvero una sintesi di ciò che noi ricerchiamo in un “cane da lavoro abbellito” come dovrebbe essere sempre il nostro Lagotto. In quasi tutte le classi adulte (maschi e femmine, intermedia, libera e campioni) sono stati prevalenti gli eccellenti e, in genere, tutti e quattro i primi classificati di ogni classe erano meritevoli del titolo già acquisito o futuribile di campione. Tantissimi come numero i giovani (maschi ma soprattutto femmine, con alcuni soggetti di alta qualità, in un contesto morfologico però meno esaltante degli adulti). Di ottima qualità per tipo, costruzione, rapporti testa-tronco-arti e soprattutto impeccabile movimento con forte spinta del posteriore, la femmina campionessa mondiale giovane (poi anche BIS fra i giovani). Una cagna di grande avvenire con molta “stoffa” e classe che dovrà però irrobustirsi con il completamento morfologico.
Una mondiale canina tutta italiana che resterà negli annali della cinofilia mondiale di tutti i tempi e alla quale ognuno dei cosiddetti “veri cinofili” avrebbe dovuto prendere parte, se non altro come spettatore. Mai come in questa circostanza infatti chi è restato a casa ha avuto torto (fermo restando il rispetto sempre dovuto agli impegni di ciascuno, le distanze chilometriche e i costi). Ma se pensiamo che la seconda nazione come numero di cani iscritti al WDS 2015 è stata la Russia (teatro fra l’altro di una terribile tragedia di alcuni espositori e cani scomparsi in un tragico incidente stradale durante il viaggio per venire in Italia), ciò non depone di certo a favore di quegli italiani, allevatori, soci ed anche dirigenti sia del Club del San Bernardo che di quello del Lagotto (come peraltro di altri club) che hanno completamente disertato l’evento, astenendosi dal venire “a dare una mano” (oltre modo gradita) per la creazione, l’allestimento, la gestione e lo smontaggio degli stand. E l’organizzazione, in definitiva, della “nostra” mondiale. O almeno di dare un piccolo contributo personale attraverso una semplice presenza anche solo come spettatori. Costoro hanno perso un’irripetibile occasione per dimostrare il loro attaccamento alla razza (prima di tutto) e poi, se vogliamo, anche ai due sodalizi (per chi ne è socio). Non resta che prenderne atto, soprattutto per il prossimo futuro. Mai come ora si potrà dire infatti che “tutti sono utili, nessuno è davvero indispensabile”.
Desidero però chiudere queste note sulla Mondiale di Milano (indubbiamente più positive che negative) coi ringraziamenti più sentiti a tutti coloro (e sono stati comunque molti) che, al contrario di altri, hanno creduto nella bontà dei nostri intendimenti, ci hanno sostenuto, consigliato, aiutato, dando davvero l’anima per il miglior esito delle nostre “due mondiali nella mondiale”. Si tratta di persone che hanno fatto ogni giorno la strada andata e ritorno da centinaia di km. di distanza pur di essere presenti nei nostri due stand, si tratta di persone che, senza alcun incitamento ed in modo del tutto spontaneo, scevro da inutili personalismi o reconditi interessi, hanno contribuito con uno sforzo davvero encomiabile a mettere i loro, i “nostri” club, nella condizione di eccellere su tutti gli altri sodalizi dell’ENCI. Si tratta di persone, loro sì, straordinarie che, oltre a “mettersi le mani in tasca” per aiutare i club se le sono anche “rimboccate”, prestandosi e fare di tutto, facchinaggio, trasporti, telefonate su telefonate, anche i lavori più umili e che danno meno immagine, contributi di idee, consigli, fino alla realizzazione manuale di manufatti da inserire negli stand. E come non ricordare gli amici artisti della pittura (il maestro Paolo Onestini in primis), dell’artigianato, della grafica computerizzata (l’amico di sempre Davide Drei di Photò Ravenna) e della stampa (le due riviste, come i fondali, realizzate a tempo di record e in edizione speciale sul Lagotto e sul San Bernardo dal lagottista Gianni Pedrazzini del Centroffset, sono state distribuite a tutti coloro che hanno visitato i nostri stand e consegnate agli organi direttivi dell’ENCI, della FCI e dei principali Kennel Club mondiali presenti a Milano). Le loro prestazioni professionali quasi “eroiche” per qualità intrinseca e velocità di esecuzione, ci hanno consentito di presentarci al mondo cinofilo nel modo più spettacolare ed indimenticabile. Un grazie di cuore, infine, agli sponsor tecnici, come gli artisti dei vanghetti da tartufo, che hanno arricchito lo stand del Lagotto con le loro belle realizzazioni.
Grazie, GRAZIE davvero a Voi tutti, cari amici sambernardisti e lagottisti. Una volta tanto mi piace accomunarvi in un unico, ideale abbraccio riconoscente.
ALLA PROSSIMA MONDIALE IN ITALIA. CHISSA’…………..
Giovanni Morsiani
Il Vostro presidente